A vederla dall’alto dell’argine che la sovrasta, Stienta sembra quasi rannicchiarsi intorno all’alto campanile simile a un indice puntato verso il cielo. Un’immagine significativa di questo paese che rivendica, fin dagli esordi della sua storia, una forte personalità e una sorta di genius loci difficile da definire.
La bella monografia dedicata a Stienta aggiunge, già bel titolo, che si tratta di un paese di confine e in tanti, nelle 250 pagine di questo elegante volume, si sono impegnati, talora con risultati importanti, a esplorare il territorio e i suoi caratteri, ripercorrendo il filo della storia (quella grande e quella piccola), ritrovando figure e personaggi di indubbio rilievo, soffermandosi su architetture e opere d’arte, ma anche su tradizioni, feste e usanze locali. In ciascuno dei saggi, però, si può quasi sempre rintracciare il riferimento a una compattezza sociale, a dispetto delle divisioni di censo, classe e appartenenza politica e di quel groviglio di vicende e di fatti che sembra insuperabile e che viaggia parallelo allo spirito del tempo. Così si corre, ma senza affanno, dalle origini lontane ai giorni nostri, tra una lunga storia religiosa, contrassegnata da parroci e sacerdoti e chiese, e quella che racconta l’evoluzione della popolazione e della società, tra guerre e alluvioni, in sintonia con le vicissitudini stesse della nazione.
E sempre affiora quella compattezza sociale che va intesa come spirito di solidarietà e senso di appartenenza, richiamo alle medesime tradizioni familiari, attaccamento al territorio.
Non sono solamente parole, ma fatti, come è apparso evidente negli ultimi anni di guerra, nel corso dei quali Stienta ebbe a patire il peso delle feroci repressioni nazifasciste, delle vere e proprie occupazioni, con l’iniquo retaggio di lutti e miseria, dolori immensi e indimenticati. Un lungo percorso, che va dalle origini del nome (da Septingenta) ai mulini sul Po, dalle chiese ai monumenti e alla scuola, ma anche dagli albori del Risorgimento alla prima e alla seconda guerra mondiale, dalle lotte sociali alla Resistenza, dall’alluvione del ’51 alla ricostruzione, con il corollario delle figure più insigni tra Ottocento e Novecento, tra le quali vale la pena di ricordare la pittrice Carolina Marisa Occari e l’attrice Maria Paiato, ma anche due personaggi di prima grandezza come Severino Bolognesi e Emilio Bonatti.
Sergio Garbato
il Resto del Carlino, 2 giugno 2016