Il libro che Antonio Cornoldi dedica al Veneto (ma in realtà con un’attenzione ristretta ad un’area particolare della regione, cioè quasi esclusivamente al Polesine) costituisce un lavoro con sue particolarità, in quanto alla musica è in gran parte dedicato, e della pratica del canto (e, in minor misura, della musica strumentale) nel territorio osservato testimonia abbastanza largamente la realtà.
Abbiamo, nelle pagine di Ande, bali e cante, delle melodie, molte melodie, che, per la conoscenza che oggi abbiamo dei repertori del territorio assunto per le sue ricerche da Cornoldi, appaiono spesso «semplificate», ridotte ad uno schema che potrebbe anche esser stato «stilizzato», condotto cioè ad una «norma».
Queste osservazioni non tolgono un suo valore all’opera di Antonio Cornoldi perché quanto le sue pagine ci offrono costituiscono comunque un contributo informativo consistente e importante.
Tutti noi che abbiamo lavorato (e lavoriamo) sui repertori musicali popolari settentrionali abbiamo utilizzato il libro di Antonio Cornoldi, considerandone certo anche le limitazioni (attenzione che, del resto, riguarda tanta parte della nostra bibliografia etnomusicologica, o paraetnomusicologica).
Un libro, quindi, che utilmente oggi diviene nuovamente disponibile e che arricchisce il patrimonio bibliografico della musica popolare italiana. Un contributo che integra la rappresentazione popolare del Veneto che, anche in passato, ha conosciuto delle «concentrazioni» documentarie (parlo sempre di raccolte di testi verbali, senza musica) in poche aree, in primo luogo Venezia e la sua laguna, con territori vastissimi, dal mare alle Alpi, allora trascurati (eccezioni Verona e Vicenza) e ancor oggi aperti, pur in tempi ormai difficili, alla ricerca. Che, mi sembra, sia in atto con buoni profitti.
Roberto Leydi
In copertina:
Mario Umberto Soriani (Melara 1892-1980), Coro di fanciulle (1933)
Propr. Camera di Commercio di Rovigo
Foto Dino Marzola