Tutti gli uomini hanno un sogno nella vita, riuscire a realizzarlo dipende da tanti fattori legati all’entità del sogno, alla dotazione di intelligenza che la natura ha dato a ciascuno, all’impegno posto da ogni individuo per raggiungere lo scopo prefissato. Molto è frutto anche delle circostanze che si presentano, cioè è legato a quella che chiamiamo fortuna, largamente, ma non totalmente, indipendente dalla nostra volontà.
Diceva Steve Jobs nel suo famoso discorso tenuto il 12 giugno 2005 ai neo laureati della Stanford University: Stay hungry, stay foolish che vuol dire siate affamati, siate folli. Un po’ di fame e un po’ di follia l’ho avuta anch’io quando, dopo la laurea, mi sono trasferito a Milano per tentare di realizzare il sogno della mia vita che era quello di seguire l’insegnamento di grandi maestri per imparare cultura autentica, metodo di studio e, quando ne fosse valsa la pena, anche modalità di comportamento. Si trattava di dare significato e valore alla attività professionale che stavo intraprendendo. Non sembri presunzione la mia, era solo desiderio di conquistare il mio posto nella società, percorrendo strade autentiche che soddisfacessero innanzi tutto l’aspirazione di operare con serietà, memore dell’insegnamento di mia madre: Non esistono traguardi facili; per raggiungere ogni meta ci si deve impegnare e pagare un prezzo proporzionale al suo valore. Va tenuto conto che io venivo da un paesino di campagna, sperduto in un’ansa del Delta del Po, dove mia madre faceva la contadina e mio padre il mugnaio. Fu un colpo di fortuna quello che mi portò a Venezia, quando mio padre vinse un concorso per vigile urbano di quel Comune. Inizialmente sollecitato dalla mia famiglia e poi per scelta personale potei studiare e laurearmi a Padova in medicina, realizzando la prima parte del sogno.
Per compiere la seconda parte, quella professionale che mi avrebbe dato i contenuti che cercavo, mi trasferii a Milano, cambiando completamente ambiente di vita, passando cioè da una città pacifica e lontana da ogni eccesso come Venezia, ad una città freneticamente attiva, competitiva ma piena di stimoli, come Milano. Nel percorrere i sentieri della camera, attinsi forza dal bisogno che in me si era andato sempre più consolidando di riscattare le umili origini della mia famiglia attraverso l’unica via che era permessa dal mio stato sociale e dalla mia natura, quella dello studio e dell’impegno professionale perseguito con responsabilità e correttezza. Ogni tappa rappresentò per me un momento di promozione individuale, ogni piccola conquista fu strumento di emancipazione sociale. Grazie al convergere positivo dei fattori ricordati all’inizio, il mio sogno si è realizzato ed ora, giunto alla fine del mio lungo cammino, mi viene spontaneo ripercorrere col pensiero i momenti più significativi della mia vita, che mi coinvolgono al punto di desiderare di riviverli raccontandoli.