Parte prima – I Soldati
La forma delle lettere, motti e ammonimenti, la posta e le fotografie, gli affetti familiari, la campagna e gli affari, la vita militare e la guerra, la fame e i pacchi, licenze e permessi.
Le lettere.
Parte seconda – Gli internati militari
Prigionieri, internati militari e lavoratori civili, gli scriventi e le lettere, manodopera per il Reich, compagni e commilitoni, la fame e i pacchi, la religiosità, gli affetti familiari, la campagna e gli interessi.
Le lettere.
Indice dei luoghi, indice dei nomi, indice degli scriventi.
Il volume analizza oltre 600 lettere (260 delle quali riprodotte integralmente) inviate dai soldati e dagli internati militari polesani al rispettivi congiunti, nel corso del secondo conflitto mondiale. Si tratta di missive consegnate dalle famiglie agli uffici comunali di assistenza al fine di continuare a percepire il sussidio di guerra e rintracciate in un fondo archivistico della Prefettura Amministrativa. Le lettere dei soldati coprono un arco cronologico che va dal 1940 al 1946 e la loro provenienza testimonia l’impegno bellico italiano; nel senso che vengono spedite, oltre che dall’interno del paese, dalla Russia, dall’Albania, dall’Africa Orientale. Quelle degli IMI (così vengono denominati i militari italiani prigionieri dei tedeschi dopo 1’8 settembre 1943) arrivano da centinaia di campi di internamento sparsi tra la Germania, la Polonia, l’Austria, la Lituania.
Il curatore della silloge, nell’articolata prefazione ai testi epistolari, mette a fuoco gli aspetti più significativi di questa documentazione, ricostruendo nel dettaglio la storia della corrispondenza, degli scriventi, delle località di partenza. Un aspetto importante dei saggi introduttivi concerne la cultura materiale dei mittenti, i loro interessi, i modi di vita all’interno dei lager nazisti, le informazioni veicolate attraverso le lettere. La raccolta costituisce la chiara esemplificazione dell’italiano popolare, di quell’ibrido tra dialetto e lingua comune caratteristico della scrittura delle classi subalterne.
Giorgio Rochat