Con l’edizione veneziana del 1552 delle sue Lettere Lucrezia Gonzaga entra di diritto nel rigoglioso gruppo di donne che accedono – fatto nuovo e inusitato – nei ranghi ufficiali della società letteraria del medio Cinquecento.
Nella raccolta, costituita di trecentododici missive, i riferimenti concreti al vissuto personale e familiare sono occasione incessante di riflessione sempre orientata sui temi della dignità dell’uomo, delle virtù, del vero sapere e dell’autentica felicità. Temi sui quali convergono e si coniugano lo stile letterario e la sensibilità morale proprie della tradizione umanistica e della devotio moderna a partire dai Meditabilia di Groote sino all’Enchiridion di Erasmo. La pratica della vita cristiana, intesa come imitatio Christi, è il termine costante di paragone, dirimente nei confronti della scienza e del potere istituzionali sia laici sia religiosi.
In questo rigoroso e provocatorio richiamo etico sta tutta l’attualità delle lettere della principessa mantovana che, come lei avrebbe voluto, trovano a distanza di cinque secoli in questa seconda edizione il modo più consono per essere lette e discusse.
A Lucrezia quel che è di Lucrezia:
a proposito della autorialità delle lettere poteva una donna scrivere lettere del genere o doveva invece servirsi di un amico ”’de piume “? Il dubbio non è nuovo. Si è presentato ogni volta che una raccolta femminile di lettere ha conquistato la scena della religione e della letteratura, da Santa Caterina da Siena fino alla “divina madre” Paola Antonia Negri. Che a una donna di famiglia gonzaghesca, legata da parentela a Giulia Gonzaga ma anche a Isabella d’Este si chieda di dimostrare di saper scrivere e si dubiti della sua capacità di comporre queste lettere non eccelse ma pur altamente educate indica piuttosto la resistenza di una diffidenza e presunzione controriformista a riconoscere quella che fu la realtà non solo del protagonismo religioso femminile di allora ma anche della divisione dei ruoli sessuali nel passato… Solo la reazione della Chiesa di Roma e del clero della Controriforma doveva sostituire al protagonismo religioso femminile e alla sensibilità religiosa che Delio Cantimori colse acutamente nelle scritture di ambiente veneziano del primo ‘500, una devozionalità obbediente e sottomessa al controllo del direttore spirituale. Questo è il dato storico che ha portato a offuscare la realtà di un’epoca e di una cultura che ebbe protagoniste come Vittoria Colonna, Olimpia Morata, Giulia Gonzaga e tante altre. E’dunque il caso di rendere a Lucrezia quel che è di Lucrezia.
Adriano Prosperi
Università Superiore di Pisa
Più che semplicemente offrire un testo, il volume dotato di apparato storico altrettanto accurato dall’edizione, mira a fornire un vero e proprio spaccato della vita quotidiana e culturale nel Polesine intorno alla metà del Cinquecento (esaltando) la levatura… del personaggio e della cultura di Lucrezia Gonzaga, della quale… Renzo Bragantini sottolinea invece l’apertura e la libertà che sono tali da lasciare inspiegato « perchè un progetto di vita religiosa, sotto il segno di Erasmo continua, dopo secoli, a non ricevere ascolto».
Paola Moretto
Università di Liegi