La brava curatrice dell’edizione di queste Memorie, che poi solo intime non sono, ci presenta in queste pagine una serie di personaggi che molto incisero sull’Ottocento polesano, rivissuti attraverso gli occhi di un Eugenio Piva, modesto impiegato “pratico” ma dalla grande capacità di rappresentazione grafica della realtà. Uno spirito modernista, che ben appare in L’Adige nel Polesine. Memorie e appunti e nei Ricordi di Rovigo nel XIX secolo, lo spirito di chi accetta di buon grado il rinnovo urbanistico e le demolizioni di tanti monumenti e lacerti della storia architettonica di Rovigo con appena un velo di nostalgia, ma senza indulgervi perché il “nuovo” incalza ed è necessario, mentre forte è nel mite e un po’ pavido Eugenio la nostalgia per la società conservatrice e paternalista del passato, quando l’ordine era garantito dalla vecchia classe dirigente aristocratico borghese che assicurava un’organizzazione sociale “razionale e ordinata”, in cui ancora gli ebrei non la facevano da padroni.
Le Memorie intime sono altra cosa: non ricordo di fatti e luoghi noti a tutti, ma emozioni ancora vive,… condite di espressioni schiette, spessissimo aspre e rancorose in cui emergono rabbia per le occasioni perdute, delusione per quel che giudica opportunismo politico ed economico, odio sviscerato per i tanti “nemici” della famiglia… quasi unica cura di questi, una volta assurti agli onori politici, fosse gettare fango “con arte machiavellica” sui Piva e in particolare sul loro rappresentante più famoso, Domenico, vanto del Risorgimento polesano, ma anche su Eugenio stesso, “seconda vittima prescelta dai manigoldi”.
Il nocciolo della questione e la spiegazione di tanto astio è il rifiuto del progetto di Eugenio per la nuova sede della Camera di Commercio, per preferirgli… il progetto del”presuntuoso figlio di Israello” Moise Rietti, un vero e proprio “aborto” ai suoi amareggiati occhi… E non a caso, quasi a far da contrappeso all’onta, alle Memorie intime il Piva fa seguire la biografia – piuttosto retorica ma fedele – del più illustre rappresentante della famiglia, Domenico. Grande merito della Pasqualini l’attentissima indagine bibliografica e archivistica, che traspare dalle quarantasei note fitte di schede biografiche fra cui emerge l’appassionata biografia di Giovanni Ferdinando Rubini, ma anche l’attenta cronistoria del progetto per la Camera di Commercio, che denotano estrema quanto rara e ammirevole attenzione alle fonti da parte della curatrice.
Luigi Contegiacomo