Arrivato nell’aprile del 1968 nel Polesine, sul Delta del Po, Sergio Liberovici si trova di fronte una realtà irriducibile al proprio orizzonte di senso, forgiato nel vivo di esperienze fortemente orientate da un punto di vista ideologico, dai Cantacronache fino alle ricerche condotte assieme a Emilio Jona sul canto sociale e le memorie operaie.
Diviso nelle tre isole di Polesine Camerini, Ca Venier e Donzella, il territorio interessato alla rilevazione si profilava come un mondo arretrato ed arcaico, tanto nelle condizioni di vita, come nella coscienza di classe: tutti vivevano promiscuamente di attività integrate, per cui era difficile separare gli ambiti economici e le appartenenze sociali; ognuno gravitava attorno a gruppi di case aggrappate agli argini e imminenti sull’acqua.
Nell’intento di comprendere una realtà sociale e culturale così frammentata, Liberovici raccoglie una pluralità di voci e suoni che animano un vivace spaccato del Polesine alla fine degli anni Sessanta. A dispetto del suo isolamento, nei circa 200 documenti conservati nella raccolta 117 degli Archivi di Etnomusicologia dell’Accademia Musicale S.Cecilia di Roma, il Delta del Po si rivela luogo di incontro, dove convergono dal sud al nord della Penisola, disparate tradizioni musicali che emergono dalle memorie di ex mondine, dai rumorosi canti d’osteria, dagli esuberanti cori spontanei di un paese fluviale e, in particolare, dalla voce di Angela Binatti, depositaria di un vasto repertorio di canti di diversa provenienza — dalle ballate dei cantastorie alle villotte venete — assimilati tramite cifre stilistiche e modi performativi appresi nell’ambiente familiare.
Con tre CD allegati, saggi di Paola Barzan, Chiara Crepaldi, Flavio Giacchero e Paolo Rigoni, un’accurata selezione di brani con trascrizioni musicali e relativi testi poetici, un volume di fondamentale importanza per la conoscenza della cultura musicale del Polesine introdotta da una perspicace e partecipata prefazione.