Michelangelo Bellinetti, nato a Padova nel 1941, di professione giornalista, vive a Verona dove lavora a “L’Arena”, il più antico quotidiano delle Tre Venezie.
Per diverso tempo si è impegnato attorno al testo originale del brogliaccio, al quale lo zio — Pino Bellinetti, il fondatore dei Fasci di combattimento di Rovigo — aveva affidato nomi e vicende dei primi fascisti e delle loro azioni squadristiche compiute tra l’autunno del 1920 e la primavera del ’21 in Polesine.
Attraverso testimonianze, documenti, atti parlamentari, resoconti giornalistici, ricerche biografiche e ambientali, l’autore è riuscito, nell’assoluto rispetto del manoscritto originale, a ricostruire un eccezionale “spaccato” sociale e politico della provincia di Rovigo, dove in quel tempo si misuravano, fra gli altri, tre uomini fatalmente legati da una medesima sorte tragica: Giacomo Matteotti, Aldo Finzi, Giovanni Marinelli.
Accanto a quest’opera di recupero storico, l’autore presenta inoltre un singolare documento. Per la prima volta dopo sessant’anni di silenzio, Gino Finzi, fratello di Aldo e superstite capo dello squadrismo polesano, illustra attraverso un suo diretto intervento le ragioni per le quali aderì al fascismo, narra le imprese che lo videro protagonista e racconta perché i socialisti lo chiamarono “Finzi dalle bande nere”.
Le testimonianze di due tra i più eminenti protagonisti fascisti del tempo e la particolareggiata cornice storica dentro la quale queste sono state collocate, pongono di fatto “Squadrismo di provincia” come opera imprescindibile per conoscere, appunto, i fermenti, gli uomini e le azioni che caratterizzarono in Polesine l’origine e il sorgere del movimento fascista.
In copertina:
G. Klimt, Decorazione per libro, in «Ver Sacrum», 1898