La repressione antipartigiana nell’estate 1944
I fatti di Villamarzana
Fascisti toscani e rappresaglie durante la resistenza polesana
Un camion sostava a fianco del muro per accogliere i corpi dci fucilati; dall’altro lato i due olivetani per gli ultimi conforti.
Comandavano il plotone di esecuzione Tiezzi, Zamboni, Majer. Pronti per sparare dai 24 ai 30 militi in divisa grigioverde… La giornata era di sole. A sei a sei furono fatti uscire i patrioti, legati ed oltraggiati da Edoardo Zani. Una scarica secca, che scalfiva la parete, e i colpi di grazia annunciavano ai prigionieri, dall’altra parte del muro, che era giunto il momento terribile per altri sei. Ad un certo punto le fucilazioni cessarono per consentire al maestro Tasso di indicare quali erano i veri partigiani. Sembrò, per breve tempo, che ciò potesse rappresentare la salvezza per circa la metà degli ostaggi. Poi tutto riprese come prima. Dopo circa due ore un cappellano militare della Muti entrò nella stanzetta, dove silenziosi gli ultimi sei attendevano e disse: “Ragazzi, vi è andata bene, hanno finito”. I cinque di Adria e Chiarion erano salvi.
Quarantuno furono i caduti. Il quarantaduesimo, Boaretto, fu accompagnato da Pasquale Grieco e da Zani al cimitero e freddato sulla tomba della sorella.
Sandalo, il contadino della Storgarda, fu ucciso erroneamente.