GLI ARTISTI DEL FESTIVAL
Venerdì 11
settembre 2009
TRIO OPAS
Nikolay Yordanov
Nejdet Koseoglu
Daniela Indzhova
Si tratta di un trio
bulgaro/turco proveniente da Varna
e Istanbul che ruota intorno alla
carismatica figura di Nicolay Yordanov;
propongono una miscela di musica
balcanica con strumenti tradizionali
della loro area: flauti, kaval,
gadulka, tambura e
varie percussioni.
Daniela Indzhova, che
ha studiato nei Conservatori di
Kotel e Plovdiv musica tradizionale
con lo strumento della tambura (una
sorta di mandolina bulgara), ha
fatto parte di vari gruppi musicali,
registrando brani per radio e tv
locali.
Il fondatore del
trio, Nikolay Yordanov, ha invece
studiato composizione, flauto
classico e pianoforte jazz. Nella
sua carriera ha fondato molti gruppi
musicali ispirati all’arte etnica,
alla world music e agli stili
tradizionali, tra cui Chembo,
Nestinary, Duo Balkany, Nikoly
Yordanov Group, Protuberansy, Trio
Opas. La sua passione è
sperimentare, combinare strumenti,
stili e culture.
Attualmente lavora a
Varna come insegnante di flauto,
arrangiatore e giornalista per Radio
Varna. Ha partecipato alla
produzione di varie compilation in
Spagna (con Hevia, Paco Diez,
Xuacu Amieva) e in Italia con
Calicanto.
ENSEMBLE
NOSTROMARE
Teatro – Coro –
Orchestra
Liceo Scientifico
“G. Galilei”, Caselle di Selvazzano
(PD)
Regia Loris
Contarini
Si tratta di una
delle novità del festival:
l'apertura ad esperienze artistiche
significative maturate all'interno
della scuola.
Lo spettacolo che ha
richiesto oltre due anni di lavoro
si è svolto all'interno dei
laboratori espressivi del Liceo e
vede la partecipazione di oltre 40
ragazzi suddivisi in attori,
strumentisti, cantanti, tecnici.
Il testo che viene
presentato è stato interamente
pensato e voluto dagli stessi
studenti che lo hanno fatto poi
rivivere in scena trasmettendo
l'idea provocatoria di un
MEDITERRANEO luogo di conoscenza e
scontri,ove si mescolano culture
e mentalità diverse.
Un Mare Nostro poichè
appartiene alla storia di tutti,un
mare oggetto di eventi,un mare
sfondo di conflitti ma nel contempo
anche di incontri. Perchè non è
semplicemente uno spazio
geografico,quanto il protagonista
nella composizione di un puzzle i
cui tasselli compongono la nostra
identità. Un mare che si confonde
nel mito, nella scoperta, nel
viaggio, nella migrazione, ma anche
nella speranza del ritorno.
Ispirandosi alle
poesie di Neruda, alle rime di
Baudelaire e Kavakis, il testo si
accompagna a varie composizioni di
sapore mediterraneo,alcune composte
dai ragazzi stessi.
Strumenti in scena: 1
batteria, 5 chitarre e bassi
elettrici, 1 chitarra acustica, 1
mandola, 1 oboe, 2 melodiche, 2
flauti dolci,1 tastiera.
Sabato 12
settembre 2009
ENSEMBLE MARAGHI
Francesco Clera
Tamburo a cornice bendir;
tamburo a calice zarb
Giovanni De Zorzi
Flauto ney, voce,
direzione musicale
Sepideh Raissadat
Voce, liuto a manico lungo
setâr
Giovanni Tufano
Liuto a manico corto ‘ud
L’Ensemble Marâghî
propone composizioni nate tra la
corte e i centri sufi di
Costantinopoli in epoca ottomana
(1326-1923).
Per il suo nome, il
gruppo si ispira in maniera molto,
molto personale alla figura del
grande musicista, compositore e
musicologo ‘Abd ul-Qâdir Marâghî,
nato a Marâghe, nell’attuale
Azerbaijân iraniano, verso il 1360,
e scomparso ad Herât, attuale
Afghanistân (Khorasan storico) nel
1435. L’Ensemble si ispira a
Marâghî soprattutto per due motivi:
innanzitutto, per sottolineare sin
dal proprio nome il tipo di ricerca
che lo caratterizza, dedicata alle
composizioni d’epoca ottomana
antica; in secondo luogo, la figura
storica di Marâghî, uomo non
vincolabile ad un unico luogo e ad
un’unica cultura intende
sottolineare un valore caro
all’Ensemble: l’interculturalità.
Il gruppo, infatti, viene inteso
come luogo di incontro tra musicisti
che non sono Occidentali, o
Orientali, italiani, iraniani o
turchi o arabi, ma musicisti che
amano e studiano queste tradizioni
musicali.
La musica classica
ottomana (sanat musiği) è un
esempio perfetto di questa
interculturalità: secondo gli
studiosi, infatti, essa è la sintesi
dell’eredità selgiuchide e bizantina
che, dal XV secolo in poi viene
fortemente influenzata dalla
tradizione persiano/araba, timuride,
indiana, e, in seguito dalle musiche
balcaniche ed europee. Oltre che per
la sua multiculturalità, la musica
classica ottomana è riconoscibile,
per la sua forte connessione con il
sufismo (tasawwuf) e con la
sua peculiare pratica spirituale
detta samâ‘, “audizione,
ascolto, concerto spirituale”.
Pur se nato di
recente, l’Ensemble Marâghî ha già
avuto modo di partecipare ad
importanti rassegne e festival
italiani ma, soprattutto, ha avuto
l’onore di essere l’unico gruppo
occidentale selezionato per il
prestigioso Festival
internazionale curato dall’UNESCO e
dal Ministero della Cultura dell’Azerbaijan
intitolato “The Space of Mugham”,
tenutosi a Baku tra il 16 e il 26
marzo 2009, interamente dedicato
alle culture musicali sviluppatesi
nella vasta area della musica
classica islamica (maqâm) che
va dalla Spagna alla Cina
occidentale.
MARTIN LUBENOV
ORKESTAR
Martin Lubenov
– fisarmonica
Krasimir Malakov
– clarinetto, sax
Petar Yankov –
voce, percussioni
Stefan Velinov
– voce, percussioni
Martin Doykin
– double bass
Ventsislav Radev
– batteria
Milen Kokusharov
– pianoforte
Forse l’ospite più
atteso di questa ottava edizione del
Festival, senza dubbio Martin
Lubenov è uno dei fisarmonicisti più
importanti e più innovativi delle
terre balcaniche. Rispetto al suo
famoso collega Peter Ralchev, Martin
Lubenov ha fondato molto presto un
suo stile originale. Con eleganza e
una virtuosità da togliere il
respiro , questo musicista riesce a
combinare la musica della tradizione
Rom dei Balcani con tocchi di swing,
modern jazz, tango nuevo, salsa e
musette e, facendo ciò, rende onore
a questo genere come hanno fatto
Astor Piazzola con il tango e
Richard Galliano con la musette.
A Vienna, la sua
città adottiva e punto di incontro
tra le tradizioni balcaniche e le
scene musicali “occidentali”, segue
questo approccio con i suoi Ensemble
sperimentali Jazzta Prasta e
Martin Lubenov Orkestar. Se
il primo può definirsi una jazz band
con influenze etniche, la Martin
Lubenov Orkestar è esattamente
l’opposto: musica etnica
intelligente, ideale per le piste da
ballo e le feste, tempestata di
elementi jazz.
I membri della Martin
Lubenov Orkestar sono alcuni tra i
migliori musicisti bulgari Rom. E’
stato grazie ad alcuni gruppi
provenienti dal nord della Spagna e
dal sud della Francia, come i Gipsy
Kings, che l’inconfondibile spirito
della musica zingara si è diffuso in
tutto il mondo. Nel caso
dell’ensemble di Martin Lubenov, lo
stile non si abbandona mai al
kitsch, ma si basa su peculiari
arrangiamenti ricchi di
sperimentazioni jazz, potenti suoni
(brass), e si sposa con la salsa
brass dei Balcani, con il tango
frizzante, le vibrazioni delle
melodie gitane e gli splendidi
accordi della chitarra e del basso.
Grazie a questi
ingredienti, Martin Lubenov ha
creato una musica vivace e al
contempo malinconica, che ha la
capacità di liberare gli ascoltatori
dalla loro paura del contatto con
gli “strani Balcani”. Grazie alla
sua conoscenza trasversale di stili
musicali e regioni geografiche,
Lubenov è riuscito a raggiungere
l’impossibile con la sua Orkestar:
un ibrido completamente nuovo, che
trascina con sé intellettuali,
amanti del jazz, appassionati di
musica etnica di tutto il mondo e
fan del pop. E’ lui l’ideatore di
tutti i testi delle canzoni, delle
composizioni e degli arrangiamenti.
Martin Lubenov
è nato a Sofia nel 1976. Le
tradizioni più suggestive dei
Balcani si incontrano tutte nel suo
modo di suonare anticonvenzionale:
musica folk bulgaro-macedone e
musica dei Rom che vivono nel sud
dei Balcani, in continua evoluzione,
esplodono con vivacità. A questa
base musicale si aggiungano jazz,
tango nuevo, musette parigina,
serba, romena, greca e musica turca,
virtuosismo e arrangiamenti
inconsueti. Questo è Martin Lubenov.
Ha studiato jazz e
musica classica a Sofia eVienna, ma
le sue radici, che affondano nel
vibrante terreno della musica
nuziale balcanica, non l’hanno fatto
diventare un musicista “accademico”
e, fortunatamente la sua educazione
musicale gli ha permesso di
abbracciare abbastanza presto la
musica popolare, nella quale è
confinata la maggior parte dei
musicisti Rom nei Balcani.
Nel 2000 Martin
Lubenov si è trasferito a Vienna per
motivi di studio e qui creò un
legame tra la musica delle
comunità macedoni e jugoslave e la
scena musicale folcloristica
dell’Europa centrale. La sua fama si
diffuse in un batter d’occhio e
molti artisti e gruppi musicali
cercarono la sua collaborazione,
come la Sandy Lopičić Orkestar.
E’ stato inoltre arrangiatore
estrumentista per la Jony Iliev Band
in Bulgaria.
Nel 2005 il suo
gruppo Jazzda Prasta vinse l’Austrian
World Music Award e nel 2006
Lubenov ha ricevuto il prestigioso
premio francese Prix Gus Viseur,
categoria Jazz/Mondo. Nel 2008
ha realizzato diversi progetti con
il famoso saxofonista jazz Wolfgang
Puschnig e con alcuni fisarmonicisti
molto noti sulla scena
internazionale come Richard
Galliano (Francia), Renato
Borghetti (Brasile), Danças
Ocultas (Portogallo).
Il documentario
Jazzta Prasta sulla sua vita e
la sua carrier (Camera Film, Sofia)
è stato presentato ufficialmente al
Sofia International Film Festival,
a marzo 2009.
ENERBIA
Enerbia è uno dei
più importanti gruppi italiani
attivi nel campo della musica
tradizionale e antica e dedica il
suo lavoro di ricerca
principalmente alla valorizzazione
del repertorio dell’Appennino
nord-occidentale, tra i più
interessanti di tutta la penisola
italiana.
Questa meravigliosa
tradizione musicale è oggi oggetto
di un rinnovato interesse grazie
anche alle numerose
collaborazioni del gruppo con il
mondo del cinema, del teatro e
dell’arte.
Nella colonna sonora
de “I cento chiodi”,
l’ultimo film di Ermanno Olmi
sono presenti due brani eseguiti da
Maddalena Scagnelli ed Enerbia.
Si tratta di due struggenti valzer
popolari (“Il valzer dei disertori”
e “E c’era una ragazza”) che nel
film connotano la figura femminile
della giovane fornaia protagonista e
il suo turbamento amoroso.
Giuseppe Berolucci
ha invece utilizzato brani dal
CD “Così lontano l’azzurro” per il
suo documentario televisivo con
Edmondo Berselli “Un paese
chiamato Po”, presentato su Rai
Due.
Il gruppo è stato
anche ritratto da Paolo Rumiz,
grande scrittore di viaggio e
reporter di Repubblica nel libro
“La leggenda dei monti naviganti”,
Feltrinelli Editore.
Il 4 luglio di
quest’anno è stato presentato a
Bobbio il nuovo CD dal
titolo “La rosa e la viola”
che oltre ai brani musicali conterrà
tre video di giovani registi
italiani (Roberto Dassoni,
Francesco Paladino, Alessandro
Fontana) appositamente realizzati
per il gruppo. La copertina è stata
creata da William Xerra, uno dei
maggiori artisti contemporanei
presentato anche alla Biennale di
Venezia.
Tra le recenti
collaborazioni musicali quella tra
l’arpista Francesco Benozzo e
Maddalena Scagnelli: il cd
“Terracqueo” è stato Disco
del Mese nel maggio 2009 con “
Five Review Stars” per la rivista
statunitense Rootsworld.
Nel Febbraio 2008 il
gruppo è stato invitato ad esibirsi
a Roma, nella manifestazione
promossa dall’UNESCO e dal Ministero
dei Beni Culturali “L’Italia delle
tradizioni”, dedicata alla
valorizzazione del patrimonio
culturale tradizionale.
Enerbia ha inoltre
realizzato lo spettacolo teatrale
“Così lontano l’azzurro”, dove
la musica tradizionale si interseca
con le liriche di Giorgio Caproni,
uno dei poeti più grandi del
Novecento, che ha vissuto a lungo in
alta Val Trebbia; il recital è stato
tra l’altro presentato al Festival
di Poesia di Genova e al
Festivaltura di Verbania.
ANDE CANTE E BALI
Il gruppo polesano di
danza e musica popolare “Ande
Cante e Bali” è nato nel 1997
dalla fusione di precedenti
formazioni. Composto da una ventina
di elementi tra suonatori e
danzatori, il gruppo propone vecchie
danze venete e polesane (Manfrina,
Valsivien, Furlana, Menacò,
Bassanello, Pive, Polesana
,Gagliarda, Settepassi, Bal dei tre
gobbi, Quadriglia) e canti
tratti dalla tradizione orale
polesana e veneta.
Il nome utilizzato
intende rendere omaggio
all’etnomusicologo Antonio Cornoldi
di Fratta Polesine e indica la
scelta del gruppo di porsi con
correttezza storica nei confronti
della tradizione popolare.
Le danze e i canti
nel repertorio del gruppo
privilegiano la ricerca
etnomusicologica di Antonio Cornoldi
“Ande Bali e cante”, sviluppatasi
nell’alto Polesine negli anni ‘50 e
’60 e documentazioni più recenti
come la ricerca di Guglielmo Pinna,
Marina Dalla Valle e Roberto Tombesi
reperibili nei testi “Strumenti
musiche e balli tradizionali nel
Veneto” (Forni editore), “Dalla
furlana al valzer” (Minelliana -
Rovigo) e le registrazioni da fonte
orale di Chiara Crepaldi e Paolo
Rigoni del Centro Etnografico
Adriese effettuate negli anni ’80
nella zona del basso Polesine.
Ultimamente a questo materiale si
sono aggiunte le danze tradizionali
del vicentino frutto del lavoro di
ricerca sul campo di Modesto Brian e
le canzoni a ballo provenienti dalle
comunità di emigrati veneti del sud
del Brasile grazie alla ricerca di
Gianni Secco..
Il gruppo “Ande Cante
e Bali” ha all’attivo spettacoli di
animazione in occasione di feste
paesane, interventi presso
biblioteche, comunità e scuole, e
partecipazione a convegni sia in
Polesine che in altre province del
Veneto; ha partecipato al festival
di Suisio e a due edizioni di
“Ferrara Buskers Festival”; è
stato per alcuni anni affiliato
all’Associazione Culturale
Minelliana con la quale collabora
attualmente per la realizzazione del
Festival di Musica e Cultura
Popolare del Veneto “Ande Bali e
Cante” che si tiene annualmente a
Rovigo.
Il gruppo dei
suonatori ha inciso nel 2002 il CD “Etnomusicologia
in Polesine: documenti e
interpretazioni”, con
brani di tradizione orale allegato
alla nuova edizione del testo di A.
Cornoldi.
PICCOLA ORCHESTRA DI RIOLA DI
VERGATO e ENSEMBLE NOVECENTO
Con questi due
gruppi si attua una sorta di
gemellaggio col festival emiliano
"Taca dancer". Entrambi i gruppi
suonano per il ballo e coordinati da
Andrea Bonacini, faranno rivivere le
antiche "disfide" emiliane tra
orchestre. Il primo gruppo è
sostanzialmente una piccola banda di
ottoni, il secondo una sorprendente
orchestrina di ocarine (di
terracotta).
L’Ensemble
Novecento è composto da sette
musicisti che si dedicano con
passione e competenza alla ricerca e
riproposta di repertori musicali
ingiustamente dimenticati per
riportarli alla luce nel nostro
tempo. Il gruppo propone concerti in
cui vengono eseguite le musiche di
intrattenimento tipiche del primo
Novecento, in cui l’ocarina eseguiva
gustosi ballabili, sonate, balli
popolari, capricci, variazioni e
parafrasi di arie celebri.
Il timbro ilare e
gioioso del settimino di ocarine e i
titoli a volte stravaganti delle
composizioni che eseguiamo, ci hanno
suggerito di proporre il nostro
concerto nella forma di una storia
costruita sullo schema di un
canovaccio della Commedia dell’Arte.
Uno dei musicisti, con l’apporto di
tutto il gruppo, narra infatti la
vicenda del vecchio Merlo Vedovo
innamorato dell’avvenente Madama
Lampo: per lei allestisce una
sontuosa festa nella villa di
campagna, ma quando il Merlo sembra
aver conquistato i favori della
signora, ecco apparire il giovane
Usignolo…
Il tema dei vecchi e
dei giovani rivali in amore è uno
dei classici della Commedia
all’improvviso, uno dei più
sfruttati in tutte le forme di
rappresentazione teatrale e del
teatro di figura. I brani proposti
vengono così incastonati in una
vicenda coinvolgente e ricca di
suspense, che lega in un’unica trama
lo svolgersi del concerto. Il
virtuosismo dei balli, il melodioso
andamento delle arie, la sapiente
architettura armonica delle
composizioni sono esaltate e non
certo sminuite dal succedersi dei
colpi di scena e dalla piacevolezza
del racconto che permette al
pubblico una fruizione coinvolgente
e piacevole.
Anticamente buona
parte delle festività sia civili che
religiose dei paesi erano gestite
dall'istituzione bandistica presente
sul territorio. Ciò era valida anche
per le feste da ballo. Una parte
della banda, un organico ridotto
definito “bassa banda” o “piccola
orchestra” dava vita alle musiche di
queste serate. In questo caso il
nucleo della banda di Riola di
Vergato, riprende il repertorio
tipico delle feste da ballo
dell'alta montagna bolognese, con il
loro elemento di punta Claudio
Carboni (foto),
sassofonista, compositore e
insegnante.
Domenica 13
settembre 2009
VINCENZO ZITELLO
Vincenzo Zitello
compositore, concertista e primo
pioniere dell’arpa celtica in Italia,
dal 1972 inizia i suoi studi
musicali come violinista e flautista
in giovanissima età la sua
formazione è di tipo classico, che
ha progressivamente ampliato,
attraverso un articolato percorso
artistico che lo ha portato ad
approfondire diversi linguaggi
musicali, ottenendone un risultato
espressivo e personale che afferma
una nuova e inconfondibile identità
musicale che attraversa la musica
Celtica, Africana e Orientale.
La musica di Vincenzo
Zitello segue un preciso
orientamento di ricerca che mira ad
esaltare le insospettabili
potenzialità che dimorano tra le
corde delle sue arpe. In concerto
ne utilizza due che vengono suonate
in alternanza, l’arpa celtica e
l’arpa bardica, due strumenti della
tradizione Gaelica con
caratteristiche espressive e sonore
differenti. Il concerto “l’arco
Terrestre”, attraverso un
percorso dotato di rigorosa
autonomia e di matura sintesi
espressiva, si dipana coinvolgente,
in un crescendo fatto di lirismi,
evocazioni, allusioni, ritmi,
variazioni e virtuosismi che
invariabilmente rapiscono ed
incantano ogni ascoltatore.
NAKAIRA
Il gruppo Nakaira
nasce nel 1999 con l'intenzione di
riproporre il folk in Sicilia,
genere per il quale i musicisti
nutrono una particolare devozione.
Dopo le prime apparizioni in
rassegne festival a carattere
locale, nel gennaio del 2000 i
Nakaira pubblicano un primo album
dal titolo "Musiche a danzare tra
oriente e occidente" su
etichetta Ethnoworld di Milano.
Il CD viene accolto
con successo in campo internazionale
e viene cosi recensito dalle
principali testate specializzate.
Successivamente il gruppo, rinnovato
nella formazione e nella ricerca
stilistica che si sposta nell'ambito
delle tradizioni del Mediterraneo,
partecipa a numerose rassegne e
festival nazionali ed
internazionali.
Nel 2002 i Nakaira
curano le musiche di scena della
commedia "Molto rumore per nulla"
di W. Shakespeare, che nel
gennaio 2003 viene rappresentata
nella stagione del Teatro Stabile di
Catania e più tardi impegna il
gruppo in un lungo tour nazionale
che tocca le principali città
italiane.
Nell'ambito del tour
estivo 2004 il gruppo ha suonato
in Yemen per conto dell'Ambasciata
italiana. E successivamente nei
più prestigiosi festival in Italia,
Inghilterra e Austria. Nel settembre
2005 viene ristampato dall'etichetta
AlfaMusic/Raitrade anche il secondo
album "Onde sonore dal
Mediterraneo", gia pubblicato
nel novembre 2003 e distribuito in
edicola come allegato della rivista
World Music Magazine n. 63.
Nel marzo 2005 i
Nakaira hanno collaborato alla
realizzazione della pièce
teatrale “Marco Polo, un viaggio di
suoni e parole da oriente a
occidente”, con la regia di
Federico Magnano S. Lio, per cui
il gruppo scritto ed eseguito in
scena le proprie musiche; lo
spettacolo ha debuttato in Sicilia a
maggio, ed è stato seguito da una
lunga tournée estiva.
Esce nel gennaio 2006
il brano inedito Nektune contenuto
nella compilation pubblicata da
World Music Magazine Tribù Italiche
Sicilia. In maggio il brano Nektune
viene pubblicato in una compilation
edita in USA dalla rivista Global
Rhythm Magazine. Il tour prosegue in
estate, toccando Inghilterra,
Ungheria, Portogallo, Spagna, nord
Italia e Sicilia. Nel 2006/2007 i
Nakaira hanno realizzato una lunga
tournée che li ha portati diverse
volte in Italia, Austria, Germania,
Francia, Portogallo, Spagna,
Ungheria, Inghilterra, Tunisia,
Lettonia e Capo Verde.
Attualmente il gruppo
è impegnato nella lavorazione del
terzo disco in studio.
AL TEI
Al Tei, “il
tiglio”, in buona parte della
Provincia Bellunese, è un
simbolo importante nella cultura di
gran parte dell'Europa. I Celti lo
ritenevano un elemento fondante per
la loro socialità. Anticamente,
infatti, era costume piantare un
tiglio al centro di un villaggio per
celebrare la nascita di una nuova
comunità. E' possibile verificare
questa antica reminescenza anche
nelle nostre vallate: sembrerebbe
infatti che nel vecchio stemma della
Magnifica Comunità del Cadore prima
dell'abete, fra le due torri, vi
fosse un tiglio.
Al Tei,
dunque, potrebbe affermarsi come
valore comune di culture
apparentemente diverse, ma
accomunate da una stessa storia.
E' sotto questo tiglio che ci siamo
incontrati. Al Tei è un
gruppo di amici, accomunati da una
stessa passione, ma provenienti
dalle più diverse esperienze
musicali. Il numero dei componenti è
variabile, a seconda dei repertori e
delle situazioni.
Moltissime sono le
esibizioni all'attivo del gruppo,
dalla presentazione di "S/cione"
di Andrea Da Cortà, alla
riproposizione di temi popolari da
ascoltare e danzare, fino alla
ricerca tra le più interessanti
melodie Natalizie, coronata da tre
cd e tanti concerti.
“Per questa
occasione desideriamo presentarci
tutti, raggruppandoci all'ombra del
nostro tiglio”, anticipano gli
artisti.